Nella mattinata ci muoviamo verso Lakin, Kansas, nostro target odierno. In questa giornata cacceremo lungo il cosiddetto "punto triplo", dove fronte freddo, aria più calda in risalita da sud-est e fronte secco si incontrano. In più si avrà l'interazione con l'outflow boundary dei temporali notturni-mattutini che retrocederà da nord-est in questa direzione. Arriviamo in zona nel primo pomeriggio e il cielo si presenta sereno, quasi del tutto sgombro. Col passare delle ore, la dryline si definisce meglio a ovest e dei primi piccoli cumuli iniziano a delinearsi, mentre spira un sostenuto low level jet da sud-est. L'attesa è molto lunga e passiamo il tempo a sfidare il forte vento lungo le assolate, e desolate, strade della zona. Intorno alle 18 delle prime celle a basa alta si sviluppano, non esattamente ciò che ci aspettavamo per questa giornata. Poco dopo però due celle riescono ad assumere una buona organizzazione e ci portiamo presso alla volta di queste due. In queste fasi iniziali stiamo a metà strada tra le due basi: entrambe, parzialmente offuscate dalle precipitazioni, assumono debole rotazione in breve tempo. Come spesso succede però, la cella a nord viene sopraffatta da quella meridionale che finisce per inglobarla. Ci muoviamo così verso la base a sud, mentre sono molto frequenti i fulmini nube-suolo. Quando siamo ancora abbastanza distanti dalla base, un primo tornado si protrae da essa e riesce a compiere un paio di touchdown. Dopo questi 2 brevi tornado, la base sembra molto disorganizzarsi e siamo un pò confusi da questa situazione. Decidiamo di avvicinarci comunque ad essa, nel caso che riuscisse a riprendersi e a riformare un decente mesociclone. Mentre compiamo questi pochi km che ci separano, l'intera colonna delle correnti ascensionali inizia a striarsi in modo marcato e assumere la classica forma a torta nuziale, tipica delle supercelle classiche più maestose. Siamo sotto una continua pioggerella, ma andare più a sud significherebbe perdersi parte dello stacco delle precipitazioni con il mesociclone, dunque ci infischiamo di questo fastidioso particolare. Mentre la supercella diventa sempre più scolpita, un altro piccolo e debole tornado tocca terra. Dura pochi secondi e dopo la sua dissoluzione continua l'incredibile organizzazione del mesociclone che abbiamo di fronte. E' in questi contesti che assume pienamente significato l'appellativo di "astronave madre" usato dagli americani. Il temporale è praticamente statico, bloccato dai forti venti di inflow nei bassi strati che spirano con maggior intensità dei venti in quota. Stiamo fino a oltre l'imbrunire fermi sulle stesse quattro vie sterrate a riprendere la supercella che in tutta la sua fase vitale assume diverse forme e colori. Dopo le sfumature aranciate del tramonto, facciamo foto ai fulmini con il cielo tappezzato dai mammatus. Sebbene ormai il temporale inizi a evaporare e l'updraft a divenire sempre più sottile, questi continua imperterrito a ruotare arrotolandosi su se stesso.
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